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SilDì

Per l'omeostasi
delle ossa

Le fratture da fragilità

sono quelle fratture che avvengono senza una causa apparente, e non come conseguenza di eventi secondari come ad esempio una caduta, la cui origine è da ricercare nella ridotta resistenza dello scheletro.

Quando una persona ne viene colpita ha un rischio cinque volte maggiore di subire una seconda frattura entro i successivi 2 anni.

Dolore e affaticamento insostenibili, sono alcuni dei sintomi nei quali si traducono le fratture da fragilità, eventi che colpiscono uomini e donne e costituiscono un enorme problema di salute pubblica in tutto il mondo, soprattutto negli ultimi anni in considerazione del progressivo aumento dell’età media della popolazione generale.

Si tratta di un grave ostacolo all’invecchiamento in buona salute, che può compromettere l’indipendenza e la qualità della vita dei 4 milioni di persone che convivono con l’osteoporosi in Italia. La statistica ci dice che una donna su tre e uomo su cinque sopra i 50 anni, svilupperà una frattura da fragilità.

Quest’ultima è causata dalla rottura di un osso fragile del nostro scheletro e si differenzia da quella da trauma perché non è causata da un evento tale da giustificare una simile lesione.

A rompersi, infatti, non è un osso sano ma sono segmenti indeboliti, di frequente a seguito di un processo osteoporotico, ma non solo. Sono le conseguenze di una ridotta resistenza dello scheletro, in seguito a un’alterazione della quantità e/o della qualità del tessuto osseo (osteoporosi), una situazione resa particolarmente insidiosa per il fatto che spesso è asintomatica, fino al manifestarsi della frattura da fragilità.

Colpisce più di frequente vertebre, collo del femore, avambraccio/epifisi distale del radio (polso), testa dell’omero e bacino

È una frattura risultante da forze meccaniche

che normalmente non potrebbero causare una simile lesione: è nota come esito di trauma di basso livello (o “bassa energia”). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha quantificato tali forze come equivalenti a una caduta da un’altezza non superiore a quella del soggetto in piedi. 

Si tratta di lesioni che si verificano in modo spontaneo, a causa di piccoli traumi o perfino del solo peso corporeo. Può dunque avvenire ad esempio per una caduta dalla posizione eretta o da una sedia o al sollevamento di un peso banale, oppure addirittura a causa del carico del peso corporeo sullo scheletro. 

Sono colpite da fratture di fragilità le persone con osteoporosi severa, ma anche persone senza tale patologia, questo perché l’osso può essere vicino alla normalità dal punto di vista della densità minerale ma compromesso dal punto di vista qualitativo.

Il paziente a rischio presenta fattori che influenzano il rischio di frattura, quali:

Fragilità scheletrica

Frequenza e gravità delle cadute

Massa tissutale che circonda lo scheletro

L’osteoporosi è definita dalla World Health Organization

come un disordine scheletrico sistemico, caratterizzato da compromissione della resistenza ossea che predispone a un aumento di fragilità scheletrica e quindi a rischio di frattura. Si tratta di un’alterazione della quantità e della qualità del tessuto osseo. Un campanello di allarme è la riduzione della densità minerale ossea, che è in grado di predisporre il rischio di frattura. L’osteoporosi colpisce in maggioranza il genere femminile, ma è una patologia che riguarda entrambi i sessi. Le donne ne sono più soggette rispetto agli uomini – si stima in un rapporto di 4 a 1 – poiché l’osteoporosi è legata in gran parte alla diminuzione degli estrogeni a seguito dell’arrivo della menopausa, condizione che accelera la perdita di osso. L’uomo è meno predisposto alla malattia per diverse ragioni: in primo luogo, la struttura scheletrica maschile è più forte alla fine dell’accrescimento; inoltre, l’uomo non deve affrontare la menopausa, ma solo l’andropausa che è più tardiva, arrivando intorno ai 70 anni.

Il silicio: un valido alleato per il benessere delle ossa

Da tempo si è intuito che il silicio ha un ruolo importante all’interno dell’organismo, e nel 1970 si è riconosciuto il suo coinvolgimento nei processi di calcificazione ossea. Da questa evidenza è nato un interesse da parte della comunità scientifica che ha portato negli ultimi anni alla conferma di diverse funzioni fisiologiche dell’elemento4 tra cui un ruolo importante nella formazione del collagene e nella rigenerazione tissutale.

Il silicio è una sostanza molto diffusa in natura: è il secondo elemento più abbondante sulla superficie terrestre dopo l’ossigeno. Si può presentare in forma di silice o come silicati, come ad esempio il quarzo1. Gli agenti atmosferici solubilizzano il silicio e lo rendono disponibile, sotto forma di acido silicico nell’acqua delle falde acquifere artesiane2. Di conseguenza la fonte alimentare principale di silicio è l’acqua potabile, seguita da birra, caffè, cereali, frutta e verdura, in particolare banane, uvetta, fagioli e lenticchie. L’assunzione media giornaliera di silicio negli adulti è stata stimata tra 20 e 50 mg al giorno.3

Il silicio svolge un ruolo centrale nei processi di rigenerazione tissutale: la ricerca scientifica ha recentemente confermato la sua importanza nei processi di accrescimento e riparazione del derma e delle strutture ossee, grazie alla sua azione clinicamente dimostrata sul tessuto connettivo. Il meccanismo d’azione alla base di questa attività vede il coinvolgimento del silicio nella stimolazione della sintesi del collagene, dell’elastina e di altre molecole associate alla produzione di matrice extracellulare1, risultando quindi importante per il benessere e il ripristino delle normali condizioni dei tessuti connettivi (cartilagine, tendini, legamenti) oltre che della pelle.

Anche se non sono noti clinicamente dei sintomi da carenza di silicio, si osserva che una sua insufficiente presenza all’interno dell’organismo è correlata a fragilità delle ossa, unghie, capelli ed annessi cutanei.5,6

Tali manifestazioni sono più frequenti nei soggetti anziani: infatti le riserve organiche di silicio vanno depauperandosi con l’aumentare dell’età. In soggetti con diete povere di silicio sono state osservate anomalie anche nella cartilagine, suggerendo che il silicio è importante per il normale sviluppo delle ossa. 

È stato anche dimostrato che un maggiore apporto alimentare di silicio è associato a una maggiore densità minerale ossea negli uomini e nelle donne in pre-menopausa7, risultando utile, secondo test di laboratorio, anche in donne post-menopausa.8

Sulla base di queste evidenze, il silicio offre grandi potenzialità di utilizzo nella prevenzione e contrasto della demineralizzazione, di problematiche cardiovascolari e neurologiche e per il benessere di unghie e capelli. A livello topico viene invece sfruttato nei processi di cicatrizzazione e ripristino dell’integrità cutanea.

Il limite dell’apporto nutrizionale di silicio a partire dalle sue fonti naturali è rappresentato dalla bassa concentrazione di questo elemento, nella sua forma bio-disponibile.

Questi limiti sono stati superati dal processo brevettato di bio-attivazione e risultato di molti anni di ricerche, che permette di stabilizzare la forma più bio-disponibile del silicio facilitandone l’assimilazione da parte dell’organismo9.

1. Jugdaohsingh R., Silicon and bone health, J Nutr Health Aging 2007;11(2):99-110.
2. Domingo, J. L., Gomez, M., and Colomina, M. T. Oral silicon supplementation: an effective therapy for preventing oral aluminum absorption and retention in mammals. Nutr Rev 2011;69 (1): 41-51.
3. Jurkic L.M., Capanec, I., Pavelic S.K., Pavelic K. Biological and therapeutic effects of ortho-silicic acid and some ortho-silicic acid-releasing compounds: New perspectives for therapy Nutr Metabolism 2013;10:2
4. Li Z., Karp H., Zerlin A., Lee T.V., Carpenter C., Heber D. Absorption of silicon from artesian aquifer water and its impact on bone health in postmeno- pausal women: a 12 weeks pilot study. Nutr J 2010;9:44. –
5. Carlisle E. M. A silicon requirement for normal skull formation in chicks. J Nutr 1980;110(2):352-359
6. Carlisle E. M. Biochemical and morphological changes associated with long bone abnormalities in silicon deficiency. J Nutr 1980;110(5):1046-1056.
7. Jugdaohsingh R., Tucker K.L., Qiao N., et al. Dietary silicon intake is positively associated with bone mineral density in men and premenopausal women of the Framingham Offspring cohort. J Bone Miner Res 2004:19:297-307
8. Rico H., Gallego-Lago J.L., Hernandez E.R., et al. Effect of silicon supplement on osteopenia induced by ovariectomy in rats. Calcif Tissue Int 2000;66:53-5R.
9. Sadowska A., Swiderski F. Sources, Bioavallability, and Safety of Silicon Derived from Foods and Other Sources Added for Nutritional Purposes in Food Supplements and Functional Foods. Appl Sci 2020;10:6255.

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