Insufficienza Venosa Cronica: cos’è e quali sono i rimedi?

insufficienza venosa cronica

1. Cos'è l'Insufficienza Venosa Cronica

L’insufficienza venosa cronica (IVC) è una condizione patologica causata da un difficile ritorno venoso del sangue dalle zone periferiche dell’organismo verso il cuore. Si tratta di un disturbo della circolazione sanguigna e nella maggior parte dei casi si parla di insufficienza venosa degli arti inferiori dato che ad essere coinvolta è soprattutto la circolazione venosa che parte dagli stessi.


Il ritorno venoso ottimale è legato principalmente al movimento di deambulazione ed al buon funzionamento valvolare, questo perché le pareti delle vene non sono dotate di tessuto muscolare e di conseguenza una muscolatura dei polpacci sviluppata stabilizza le vene e garantisce il funzionamento della pompa venosa. Come detto però è molto importante che anche le valvole funzionino bene in modo tale che il sangue pompato verso l’alto dalla contrazione dei muscoli non torni indietro. Se si verificano casi in cui ad esempio le vene si ostruiscono per trombosi, oppure le valvole non funzionano più o il movimento di deambulazione è nullo, scarso o deficitario per diversi motivi, allora si creano le condizioni per l’insufficienza venosa cronica che può avere diversi sintomi e vari stadi di gravità.

2. Cause e sintomi

L’insufficienza venosa cronica è una patologia che colpisce principalmente le donne, infatti due delle cause più frequenti che ne causano l’insorgenza sono la gravidanza e l’uso precoce della pillola anticoncezionale, anche se negli ultimi anni si sta riscontrando un aumento di problemi circolatori anche negli uomini.

Tra le principali cause troviamo le gravidanze, l’uso di estroprogestinici, obesità, stipsi, vita sedentaria, abbigliamento non idoneo ad esempio perché molto stretto all’inguine, alimentazione inadeguata.

L’IVC inoltre può essere classificata in insufficienza venosa cronica organica se causata da un’alterazione delle vene, solitamente dilatazione delle pareti delle vene, oppure in insufficienza venosa funzionale se determinata da un’iperattività delle vene, ad esempio un sovraccarico di lavoro delle stesse.

I sintomi che solitamente contraddistinguono l’insorgenza dell’insufficienza venosa cronica sono gonfiore diffuso, sensazione di stanchezza e pesantezza delle gambe, formicolii, prurito ma anche dolore e crampi che sopraggiungono in particolar modo di notte. A tali sintomi soggettivi si possono associare delle forme manifeste che hanno delle ripercussioni anche dal punto di vista estetico come edema, flebodinia e varici.

Un’altra particolarità dell’IVC è che i sintomi tendono a manifestarsi in particolar modo nei mesi estivi, questo perché il caldo provoca vasodilatazione che determina un aumentato ristagno del sangue e quindi una maggiore pressione esercitata sulle pareti delle vene. In queste condizioni si possono verificare infiammazioni che possono portare alla rottura delle pareti dei vasi.

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3. Diagnosi e terapie

La diagnosi di IVC avviene attraverso una completa valutazione del quadro e della storia clinica del paziente. Successivamente può essere eseguito l’ecocolordoppler, un esame ecografico indolore e non invasivo, che valuta la morfologia e la funzionalità delle vene degli arti inferiori. Attraverso l’ecografia, i medici possono determinare la presenza e la direzione del flusso sanguigno nelle vene, rilevare qualsiasi reflusso o ostruzione di flusso sanguigno e soprattutto escludere la presenza di trombosi venosa cronica. Per una corretta definizione della patologia, le linee guida internazionali raccomandano l’uso della classificazione CEAP, che permette di valutare la patologia con precisione, obiettività e accuratezza sulla base di 4 parametri:

  • Clinica
  • Eziologia
  • Anatomia
  • Patogenesi

Per quanto riguarda la terapia è possibile distinguerla in non farmacologica e farmacologica. Gli scopi primari della terapia non farmacologica sono mitigare la sintomatologia soggettiva ed esercitare un effetto preventivo delle complicanze. Per far ciò si adottano delle misure generali come il controllo del peso, evitare la sauna e i bagni di sole, camminare e stare sdraiati con gli arti sollevati rispetto al corpo, in ultimo effettuare esercizi motori dei piedi per evitare una riduzione della mobilità della caviglia. A tali misure si associa una terapia compressiva che consiste in una pressione esercitata sull’arto compromesso da materiali di varia estensibilità.
La terapia farmacologica invece consiste nell’uso di farmaci ad azione

  • vasocostrittrice per migliorare il reflusso,
  • vasoprotettrice per ridurre le fragilità capillare,
  • anti-infiammatoria,
  • anti-edemigena.

Una famiglia di principi attivi molto utilizzati nella terapia farmacologica è rappresentata dai flavonoidi, una classe di antiossidanti, vegetali o di sintesi, utili per ridurre i processi infiammatori e per promuovere un flusso sanguigno efficiente. Esempi di flavonoidi utilizzati sono l’esperidina, la diosmina, il rutoside, l’oxerutina.

Un’altra molecola molto utilizzata, e studiata, è l’escina nota per avere effetti antinfiammatori e antiedematosi. Dati ottenuti da studi recenti confermano le proprietà antinfiammatorie dell’escina nel ridurre la permeabilità vascolare nei tessuti infiammati, inibendo così la formazione di edema.

L’effetto farmacologico della vitis vinifera è attribuito soprattutto al suo contenuto in flavonoli, anche se è l’estratto nel suo insieme ad essere considerato il principio attivo. È stato dimostrato che la sua assunzione giornaliera riduce significativamente l’edema e la circonferenza della gamba migliorando i sintomi chiave correlati all’insufficienza venosa cronica.

4. Bibliografia

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